Adoro il cambiamento

Odio stare fermo. Dipenderà dal fatto che nella mia famiglia il valore si misurava dal numero di nuove sfide con cui ci si confrontava. Nuove scuole, lavori, città, amici: ciò che contava era fare e per fare bisognava muoversi. La stasi, non oso nemmeno pronunciare il lemma fatale e abbietto che gli altri esseri umani usano come sinonimo ('riposo'), semplicemente non era contemplata: c’era la preparazione a un cambiamento, la sua gestione e infine la noia che portava immediatamente a dover cercare una nuova prova con cui confrontarsi. 


Il fallimento? Poteva capitare, ma dipendeva dall’impegno e dal lavoro investiti in ogni impresa: non ce l’hai fatta? La prossima volta cerca di impegnarti di più. Tolstoj, in Anna Karenina, diceva: “Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo”, ebbene la mia era infelice per quello che non era ancora riuscita a fare. 
Lo so, a sentirlo raccontare vi fa venire voglia di sedervi in poltrona con le gambe stese su un tavolino a gustarvi un gelato, ma questo solo perché non siete nati nella mia famiglia. Non è colpa vostra, ma potete ancora mettervi d’impegno e cambiare. Quindi alzatevi da quella poltrona, mollate il gelato, che l’estate si avvicina e con essa la prova costume, e ripetete con me: Adoro il cambiamento.


Sì, dovete farlo davvero. Anche se non ne avete nessuna voglia e a mare non ci andrete. Ancor di più, se vi state godendo il vostro meritato riposo (ossimoro immondo) e vedete nel cambiamento solo una gran fatica. Come diceva sempre mio padre: “La vita è sacrificio”, quindi rifiutare il sacrificio è rifiutare la vita. Mio padre è sempre stato molto abile con i sillogismi, soprattutto con quelli che comportavano una sana dose di sofferenza (da infliggere agli altri). Sarà per l’educazione gesuitica che gli è stata impartita o per la famiglia in cui è cresciuto, che considerava un pregio mettere in evidenza le innumerevoli debolezze altrui, fatto sta che una giornata non sembrava completa senza che una delle sue massime si fosse conficcata nella mia bisaccia di sensi di colpa. 



La gioia ti rende avido, il sacrificio soddisfatto”. È quindi imperativo analizzare l’ambiente in cui vivete, identificare la cosa che meno di tutte vorreste fare e farla. Sarà difficile, sarà faticoso, prosciugherà ogni vostra energia, ma se riuscirete a portarla a termine vi sentirete soddisfatti e potenti. Sempre che qualcuno non vi faccia notare che potevate metterci un po’ meno tempo ed evitare tutte quelle imprecisioni. In quel caso vi sentirete solo depressi e stanchi. Non vi arrendete: “Le grandi imprese vengono eseguite non con la forza ma con la perseveranza”, parola di Samuel Johnson che con mio padre condivideva la passione per le frasi ad effetto (e ad ostacolo). Basterà cercare qualche altra cosa che proprio non vi va da fare ed ecco che il gioco ricomincerà, ancora e ancora, fino a che avrete respiro o fino a che un sano esaurimento non vi avrà privato di ogni stimolo. Ma niente paura, ci sono gli psicofarmaci. Una breve terapia e sarete pronti a ricominciare daccapo. E allora ripetete con me: Adoro il cambiamento. 


Commenti

Post popolari in questo blog

Un giorno come questo di Peter Stamm

L’ansia di fare, sì, ma di chi è la colpa?

Nessuno, nemmeno la pioggia, ha così piccole mani