Le danze di guerra (alla banalità) di Sherman Alexie


Il lettore è una persona intelligente. Potrebbe essere il sottotitolo di Danze di guerra (edito da NNE edizioni e tradotto da Laura Gazzarini), raccolta di poesie, riflessioni e racconti, con la quale Sherman Joseph Alexie ci fa entrare nel suo mondo interiore di poeta, alla ricerca di quella “ipofisi dell’anima” che regola e sregola le nostre emozioni più profonde. Nel farlo Alexie parte da un presupposto nient’affatto scontato in letteratura: le persone che leggeranno i suoi scritti e lo accompagneranno in questo viaggio sono intelligenti, desiderose di scoprire e scoprirsi, capaci di mettersi in discussione, con una buona dose di autoironia. L’autore confida nello spirito arguto del lettore, disseminando i suoi racconti e le sue poesie di innumerevoli parole matrioske che nascondono, per chi vorrà cercarle, punti di osservazione del nostro mondo e relative bisacce di domande. 



In Danze di guerra, Alexie, offre al lettore, come in tante sue opere (una menzione speciale al romanzo Diario assolutamente sincero di un indiano part-time, in cui il tema della diversità è affrontato dal punto di vista di un ragazzino indiano con problemi di pronuncia che decide di andare in una scuola di ‘bianchi’ tutt’altro che accoglienti), la possibilità di entrare nella cultura precolombiana americana (l’autore è nato nella comunità indiana di Wellpinit nello stato di Washington) scoprendone tradizioni, pregiudizi e rivendicazioni, ma soprattutto affinità con la nostra cultura, soprattutto nella necessità di sentirsi diversi e accettati al contempo.   



Utilizzando le parole come fossero scalpelli per intagliare emozioni, Alexie scava dentro in se stesso (molto di quanto leggiamo è autobiografico), ma soprattutto scava dentro il lettore, attivando una sensazione che proprio chi legge allena ogni volta che sceglie di spegnere il mondo esterno e tuffarsi in altrui narrazioni: il piacere. Perché non potremmo definire in modo diverso le piccole gemme letterarie che l’autore ci dona narrandoci di giornate ‘comuni’ dentro le quali, a chi sa osservare, si possono nascondere momenti in cui diventiamo Amleto, Medea, Peter Pan, solo per un attimo, ma tanto può bastare. 


È difficile scegliere nel paniere di storie che Sherman Alexie ci regala: il confronto con la parte selvaggia e letale di noi stessi nel racconto Furto con scasso; l’odio e l’amore per la tradizione familiare di cui ognuno di noi è portatore nel racconto che dà il nome alla raccolta (Danze di guerra); il personaggio di cui tutti si innamoreranno (Paul Nondimeno) nella ballata a lui dedicata, disposto a tutto pur di non essere dimenticato; il botta e risposta alla Tom Stoppard in Catechismo. Senza dimenticare il tema dell’amicizia che non si può mai perdere del tutto, anche se tradita per paura, nel racconto spielberghiano Il figlio del senatore, di cui dovremmo consigliare la lettura nelle nostre scuole per far capire quanto possa essere forte la lusinga dell’integrazione. 



E le danze di guerra di Alexie ci faranno sentire sperduti e fragili, come l’antilope più debole del branco, “quella sfigata spelacchiata che avanza arrancando con un cartello che recita: MANGIAMI! SONO ZOPPA!”, l’autore sarà lì a tenerci compagnia, con un cartello ancor più grande del nostro al suo collo, ricordandoci che, come scrisse Francis Scott Fitzgerald: “ciò che contraddistingue una mente superiore è la capacità di contenere due idee opposte allo stesso tempo”.


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