C’è ancora speranza nel cambiamento? I nuovi eroi di Dave Eggers

La mia passione per Dave Eggers parte da lontano, dai tempi del suo secondo romanzo (Conoscerete la nostra velocità – 2002), testo che ho amato più de L'opera struggente di un formidabile genio, romanzo d’esordio del 2000, entrato nella mitologia letteraria statunitense delle opere prime (best seller del «New York Times», candidato al Premio Pulitzer, apprezzato da autori poco inclini ai complimenti come David Foster Wallace). Conoscerete la nostra velocità colpiva per una scrittura lucida e disarmante, incastonata nel tema dominante di Dave Eggers (ogni autore si dice lavori sempre attorno allo stesso tema): la ricerca di se stessi attraverso il viaggio.

 
Dal 2002 Eggers ha scritto molti titoli, ibridando prosa e saggistica, con alcune incursioni nella sceneggiatura, senza dimenticare mai di confrontarsi con la realtà sociale, economica e politica che lo circondava (fra gli ultimi romanzi: Il cerchio del 2014 e I vostri padri, dovesono? E i profeti, vivono forse per sempre? del 2015, entrambi editi in Italia da Mondadori).
 

Con Eroi della frontiera, Eggers racconta una terra ricca di suggestioni come l’Alaska, lontana dalla visione magica e picaresca dei cercatori d’oro, definendola un «Kentucky freddo ma con i prezzi di Tokio», in cui i suoi personaggi cercano il più difficile dei tesori: la felicità.
 
Per trovare la “sua” felicità, arriva in Alaska a bordo dello Chateau (un vecchio camper) anche Josie, con i due figli Paul e Ana. Sono alla ricerca di una nuova vita in cui Josie non è più un’odontotecnica, inseguita dai sensi di colpa e da una causa giudiziaria, né è la compagna di Carl, incapace come marito e come padre («un invertebrato con la cacarella»). In un luogo dominato dai grandi spazi, in cui la Natura prevale con la violenza del clima, del fuoco e delle tempeste, Josie sente di poter essere, per la prima volta, artefice del proprio destino.
 

Attorno a Josie si muove una vera e propria corte dei miracoli, tratteggiata con occhio empatico e benevolo da Eggers: la sorella Sam, l'amica Deena, il campeggiatore, il vecchio Charlie, che accompagna i ragazzi a vedere lo spettacolo del Mago di Lussemburgo, e soprattutto Paul e Ana, i figli di Josie. Paul «aveva ciglia spettacolari, che incorniciavano occhi azzurro ghiaccio [...] occhi da prete glaciale». Un bambino ragionevole, dolce e responsabile, che sa prendersi cura di sua sorella. Ana, cinque anni, «una minaccia continua al contratto sociale [...] non stava mai ferma, nemmeno quando mangiava, un animale con gli occhi verdi ed un'esplosione di capelli rossi». Figli non facili da gestire, come tutti i figli: «navi da guerra senza memoria».

 

L’occhio dell’autore si accomoda sulle spalle di Josie, seguendola nei suoi tentativi di cambiamento, indipendentemente dal loro esito. Crea per lei un ottimismo a tutti i costi, una tenacia che sfocia nella testardaggine, tutto pur di sostenere il coraggio di mettersi in gioco (che Dave Eggers ha sempre apprezzato nei suoi personaggi), rischiando ogni presunta certezza che il mondo le ha offerto. Josie ha tutto quello che serve per farcela, le sue cose più preziose: i figli, i soldi in un sacchetto di velluto, qualche vestito e un DVD di Tom e Jerry in spagnolo.

 


Eggers, con Eroi della frontiera, sembra proporre al lettore un varco fra le profezie catastrofiche che dipingono il nostro futuro e quello dei nostri figli come segnato irrimediabilmente, mostrando una terra in cui «c’è un domani» e se, come per Josie, è necessario qualche bicchiere in più di chardonnay per metterla a fuoco, non è uno scotto così alto da pagare.




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