Orson Welles: attacco frontale a Hollywood.

Un attacco frontale a Hollywood, ecco cosa potrebbe sembrare A pranzo con Orson- Conversazioni tra Henry Jaglom e Orson Welles (in uscita in Italia con Adelphi), raccolta di anni di chiacchierate tra Jaglom (regista e sceneggiatore innamorato del mito Welles) e il grande regista de Quarto Potere
Gli incontri si sono tenuti per più di tre anni a un tavolo riservato del Ma Maison, ristorante di West Hollywood all’inizio degli anni  ’80, quando Orson Welles era senza lavoro, perché tutti gli Studios e molti degli “amici” attori si rifiutavano di prendere parte ai suoi progetti, pur tributandogli in ogni occasione pubblica i dovuti onori. Mentre Janglom nasconde un registratore sotto il tavolo, perché il suo commensale non si sente a suo agio a osservare quell’oggetto che fotocopiava ogni sua parola, Welles parla, senza sosta, attaccando Hollywood senza filtri e osando, come sua abitudine, mettere in discussione ciò che da tutti è considerato un dogma. 
Dall’arroganza nascosta di Woody Allen, agli apprezzamenti estetici su Brando («Un salsiccione. Una scarpa fatta di carne.») e Liz Taylor («ormai senza collo, le orecchie le toccano le spalle.»), fino alla carneficina delle menti di Charlie Chaplin («per molti aspetti profondamente cretino») e Laurence Olivier («È un beota.»). E se in alcuni casi i giudizi sono influenzati da rifiuti e sgarbi che Welles ha subito dalla moltitudine di stelle hollywoodiane (Chaplin osò tagliare scene a giudizio di Welles fondamentali), questo non fa che rafforzare il mito di un uomo che presentava se stesso come il grande innovatore, colui che poteva prodursi, dirigersi, interpretarsi e sceneggiarsi a suo piacimento e che a soli 24 anni era entrato nella storia del cinema con il suo primo lungometraggio Quarto Potere (1941). 
Dai racconti di Orson Welles traspare anche tanta amarezza per la moltitudine rombante di progetti che è stato costretto ad abbandonare, non riuscendo a trovare finanziatori e attori, ma soprattutto la chiave giusta per far arrivare le sue idee alle persone, contraddicendo così la dichiarazione che il protagonista di Quarto Potere (Charles Foster Kane) faceva senza timore al maestro di canto di sua moglie:  «Io sono un'autorità su come far pensare la gente». Welles voleva creare pellicole che fossero innovative e popolari al contempo, tentativo che il sistema produttivo hollywoodiano non ha mai visto di buon occhio, ritenendo che il pubblico non riuscisse a seguire, a capire e ad apprezzare un nuovo linguaggio e soprattutto non fosse disposto a spendere dei soldi per mettersi in discussione.  

La lotta continua di Orson Welles con le case di produzione americane ci insegna che un attacco frontale a volte è necessario, anche se si è consapevoli che questo non porterà altro che guai. E Hollywood di guai a Orson Welles ne ha causati tanti, ma vale anche il reciproco. 


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