Piatti da romanzo. Quando Dickens, Fitzgerald e Salinger erano dei master chef.


da Alice nel paese delle meraviglie
Questo post sarà una leccornia per gli ossessivo-compulsivi, almeno per quelli che all’ossessione per la precisione, rispondono con la compulsione della simmetria, andando a replicare fedelmente un’immagine o una situazione che hanno visto, udito o assaporato, pur di esorcizzarla. Non sappiamo quale sia stata la molla che ha fatto scattare l’idea a Dinah Fried, fotografa, designer, art director e scrittrice statunitense, che per la sua graduation al Rhode Island School of Design, decise di replicare le ricette di alcuni romanzi che aveva amato. Da Alice nel paese delle meraviglie a Olver Twist, da Il grande Gatsby a Il giovane Holden, fino a romanzi contemporanei come Le correzioni di Jonathan Franzen. Ciò che unisce questi romanzi (e ha guidato la scelta di Dinah Fried) è la capacità descrittiva dei loro autori nell’offrire al lettore non solo la vista, ma l’emozione del cibo. Ma replicare per Dinah non ha voluto dire solo preparare le pietanze descritte nei singoli romanzi, ma anche disporle esattamente come venivano descritte dagli autori. E se molti avrebbero voluto partecipare ai tè del Cappellaio matto o a uno dei party di J. Gatsby, forse avremmo fatto a meno di alcune visualizzazioni culinarie di Dickens o di Kafka, che di certo non era un feticista del buon cibo,  che la Fried ha offerto ai suoi lettori andando a fotografare e poi a raccogliere in un libro (Fictitious Dishes: An Album of Literature’s Most Memorable Meals – Harper Collins 2014) tutte le sue compulsioni. In un’intervista al blog Monkeysee Dinah Fried racconta come ha costruito le sue ricostruzioni e dove ha trovato i particolari che, oltre al cibo, potevano ricostruire l’atmosfera che ha assaporato come lettrice, dimostrando quanta passione, tempo e meticolosità ha investito in questa impresa. 
da La metamorfosi di Kafka
Del fenomeno della gastroletteratura abbiamo già parlato e se alcuni scatti della Fried sono un piacere per gli occhi, la loro patinata perfezione corre il rischio di bruciare o almeno di erodere una dei piaceri che il romanzo stuzzica nel lettore: l’immaginazione. E se è molto probabile che la ricostruzione della tavola da Il grande Gatsby (e con essa delle emozioni che percorrono il romanzo) preparata dalla Fried sia più precisa e luminosa di quella che io avevo immaginato quando ho letto il romanzo di Fitzgerald, non sarà mai la mia



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