92 giorni di Larry Brown – Provare a salvare la verità, più che se stessi.
Una sedia a dondolo vuota che si
riposa e aspetta, riparata da uno dei tanti porticati di legno bianco di cui
sono disseminati gli States. È questa l’immagine che l’editore Mattioli 1885
ha scelto per regalarci 92 giorni, un’opera di Larry Brown che è
difficile definire, forse perché sembra essere stata trasferita sulla carta
direttamente dall’anima dello scrittore, senza passare per i filtri della
mente, senza sporcarsi delle paure che in essi risiedono, senza mediazione o
ripensamenti. Il lettore sarà turbato e avvinto a questo flusso di parole,
depurate di ogni orpello sintattico e di qualsiasi aspirazione a dimostrarsi
migliore (tentazione in cui molti scrittori cadono). Si troverà probabilmente a
sottolineare frasi non più lunghe di un rigo che spezzeranno il fiato,
costringendo il lettore a confrontarsi con Leon Barlow (protagonista e alter
ego dell’autore) e con la sua atroce sincerità.
Leon Barlow è uno scrittore che
non riesce a farsi pubblicare e racconta 92 giorni dei suoi ostinati e
apparentemente autodistruttivi tentativi di essere apprezzato (o per lo meno
pubblicato) da un editore. Fino a qui nulla di nuovo. Ma non è la trama il punto
di forza di questo testo, bensì le parole. Le poche, pochissime parole che
l’autore fa inseguire al lettore, portandolo così dentro la sua storia da
averne paura. Siamo di fronte ad un vero scrittore. La sua esigenza di
raccontare, di inventare una storia, prevale su qualsiasi altra cosa, tanto da essere
costretto a lasciare la famiglia, il lavoro e una parte di se stesso pur di dedicarsi
completamente alla sua unica voce, “dimenticando ogni pensiero, i
sentimenti e le privazioni”, alla ricerca di una persona giusta che potesse
leggere e capire le sue fatiche. 92 giorni riesce a sciogliere le
palpebre della coscienza in un grumo appiccicaticcio di pensieri e bisogni
selvaggi in cui il giusto scompare e la morte spesso “elude un sacco
di controlli”, rubando personaggi allo scrittore e sensazioni al
protagonista e lasciando il lettore ancora affamato di nuove storie alla fine
delle 129 pagine del racconto.
Il lettore allora ringrazierà Mattioli
1885, non soltanto perché ha permesso la traduzione di questo testo
(l’unico per ora di Larry Brown in italiano), ma anche perché i generosi
margini dell’impaginazione gli permetteranno di circondare le parole di Brown
con i propri pensieri, com’è capitato a me. Toccherà allora a noi sederci su
quella sedia a dondolo vuota, ad aspettare che Leon Barlow ritorni per tenerci
ancora un po’ di compagnia.
Buona lettura.
“Ho i piedi delicati. Non ho
mai passato più di tanto tempo a camminare a piedi nudi. Marilyn lo faceva,
invece. I suoi piedi erano dannatamente resistenti. Poteva camminare sui
chiodi, sulla ghiaia, su qualsiasi cosa. Poteva anche passeggiare su di te come
una stronza. Davvero sapeva come farlo.” (da
pagina 116 di 92 giorni – Larry Brown)
-
Commenti
Posta un commento