Parole: Restare in contatto e girare in tondo.

Restare in contatto è la dogmatica e forse unica certezza che percorre il nostro tempo.



Per la cosiddetta generazione “Millennium”, ossia per coloro che sono nati a partire dagli anni ’90, restare in contatto è l'obiettivo principale (spesso unico) della loro giornata.  Per farlo però le parole, almeno quelle di “una volta”,  non si usano più, sono state bandite insieme ai volti, alle voci, ai gesti e ai corpi. Tutto inutile e superato. Si è compreso che le informazioni possono viaggiare fisicamente separate dai loro usuali “vettori” (gli esseri umani), utilizzando come unico mezzo di comunicazione la rete e tutte le sue derivazioni, con un dispendio di tempo e di energia per attivare o disattivare un rapporto mille volte inferiore. La lezione era semplice ed anche le generazioni anni '70 ed '80 non si sono fatte sfuggire l'occasione di risparmiare
La mente di Zygmunt Bauman (sociologo, scrittore, saggista e libero pensatore), spulciando gli studi sul web-mondo ci comunica, con tagliente leggerezza, che se sommassimo tutte le parole pronunciate dall’uomo dall’inizio dei tempi usando il sorpassato “vettore” del corpo e le archiviassimo in forma digitale, occuperemmo 5 miliardi di gigabyte, contro i 6 miliardi già necessari a catalogare il traffico di e-mail attivato dalla fine degli anni ‘80 al 2006. 
Tutto quello che prima era “off line” è stato rapidamente trapiantato “on line”, realizzando la semplificazione dei mezzi di comunicazione unita ad una moltiplicazione incontrollata della massa di informazioni che vengono scambiate. E le parole? Compresse e riformate, tentano di aggrapparsi alla nostra voglia di liberarsi di loro. Pensiamo a parole come “contatto”, “comunità”, “amicizia”, “appuntamento”.  
Quanti di noi oggi davanti a “contatto” pensano a quello fisico fra due esseri umani e non al numero di “contatti” che hanno su FB? E davvero esisterà qualcuno che davanti a “comunità” visualizzerà un insieme di villaggi arroccati su una montagna? Il trapianto di queste vecchie parole off-line nell’universo on-line non può che modificarne il senso, evidenziando l’eccezionale opportunità che alcuni guru del ICT ci presentano con un novello eden: l’assoluta incorporeità. Senza di essa tutto è più semplice. Viene a mancare il “peso” e la “lentezza” di quegli interminabili passaggi che portavano due persone ad osservarsi, avvicinarsi, presentarsi, conoscersi, trovarsi insopportabili, litigare, fare pace, ritrovarsi, innamorarsi, lasciarsi. Tutto era complicato, sia perché necessitava un impiego di energia e di tempo rilevante, ma  soprattutto perché rendeva molto complessa, se non (nel mio caso) impossibile, la gestione di più rapporti in contemporanea. Uno spreco
La perdita di centinaia di potenziali “contatti” a favore di pochi esseri umani in carne ed ossa, casualmente selezionati e senza garanzia di piacere.  Sembra che molti di noi ci abbiano creduto, ritrovandosi a girare in tondo, saltando da un contatto all’altro per sollazzare il loro bisogno di un rapido e giornaliero  ego-piacere. Alla fine del giro, scopriremo che la giornata si è conclusa, mentre eravamo attaccati all’on-line mondo l’abbiamo persa. Un bel risparmio di noiosi contatti off-line, di parole, pensieri. 
Già, proprio un bel risparmio. 

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Commenti

  1. "restare in contatto", sì, non faccio altro che sentirla questa frase, via web o sms ovviamente.
    Io di restare in contatto mi sono stancata.
    Laura

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